• 19 April 2024

Una ammazzata durante un rapporto. Attesa per l’autopsie

Tasselli di un puzzle da mettere insieme.

Le tessere sono anche le tracce lasciate dal killer sia sul luogo degli omicidi che sui cellulari e sulle piattaforme online e le chat di incontri.

La caccia all’uomo che ha ucciso ieri tre donne a Roma, nella zona del quartiere Prati, si sta trasformando in una corsa contro il tempo e in un incastro di indizi che man mano prendono consistenza.

“In questi casi si deve arrivare a dama nelle prime 48 ore dopo i fatti”, spiegano gli inquirenti che senza sosta stanno analizzando quanto raccolto in via Durazzo e in via Riboty, i due luoghi del crimine separati da poche centinaia di metri e a due passi dal tribunale di Roma. Un lavoro che si sta svolgendo su vari livelli: ascolto di testimoni, verifiche sui telefoni trovati in possesso delle tre prostitute e sulle telecamere, moltissime quelle presenti in zona, che potrebbero avere immortalato l’autore del triplice fatto di sangue. Telecamere che, a quanto pare, erano installate almeno in una casa delle vittime, forse una sorta di protezione vista l’attività rischiosa delle tre donne. Il passparout per identificare l’uomo che ha massacrato a coltellate Martha Castano Torres, colombiana di 65 anni, e due donne asiatiche, la cui identità deve essere ancora accertata, è dentro una chat presente su una piattaforma per incontri.

Si tratta di un sito online utilizzato dalla Castano per fissare i suoi appuntamenti con i clienti. E’ in quei contatti digitali che gli inquirenti sperano di trovare elementi per dare una svolta alle indagini. Una “firma” di chi ha ucciso per tre volte nell’arco di pochissime ore e in un due luoghi distanti poche centinaia di metri. Una zona forse conosciuta e frequentata dall’uomo. “Mia sorella aspettava un cliente”, ha confermato agli inquirenti la sorella di Martha. Secondo quanto accertato il primo omicidio è avvenuto in via Durazzo, nelle primissime ore della mattina di giovedì. Castano è stata uccisa nel corso di un rapporto sessuale con una arma da taglio simile ad uno stiletto. La donna è stata colpita più volte al torace ed è morta in un lago di sangue riversa sul letto.

Dopo essersi allontanato con l’arma dal sottoscala al civico 38, è la ricostruzione degli investigatori, l’assassino ha raggiunto poi via Riboty 28, un percorso di circa 850 metri, circa 10 minuti a piedi molti meno, circa 4, con l’auto o un motorino. Lì l’uomo ha raggiunto una delle due donne cinesi nell’appartamento al primo piano: si è appartato per avere un rapporto sessuale durante il quale l’ha aggredita. Sentendo il trambusto e forse le grida d’aiuto la seconda donna presente nell’abitazione è intervenuta per bloccarlo ma il killer l’ha accoltellata a morte. In quel frangente l’altra ragazza, completamente nuda, ha tentato una drammatica fuga ma è stata raggiunta sul pianerottolo e colpita.

Poi l’assassino, probabilmente ancora sporco di sangue, si è dato alla fuga: un dettaglio questo tutto da chiarire, perchè nessuno ha notato un uomo sporco di sangue scappare, eppure era già mattina e la zona è molto frequentata. Ha usato una via di fuga alternativa? Si è nascosto nel palazzo? Domande a cui gli inquirenti dovranno dare una risposta. Ciò che è altamente probabile invece è che l’assassino ha utilizzato la stessa arma per i tre delitti e ciò potrebbe far suppore un’azione premeditata. Al momento della “lama” utilizzata non c’è traccia: gli investigatori hanno passato al setacciato anche i cassonetti presenti nella zona. Negli uffici della Questura, per tutta la giornata, sono andate avanti le audizioni di testimoni. Sono stati ascoltati i condomini, il portiere di via Riboty che ha scoperto il cadavere sul ballatoio e anche gli operai di una ditta impegnata in un trasloco in quel palazzo proprio nei minuti della tragedia. Al momento, in base a quanto filtra, nessuna delle persone ascoltate avrebbe fornito un identikit dell’aggressore. Domani, intanto, verrà affidato l’incarico per le autopsie: gli accertamenti serviranno a chiarire se le ferite mortali sul corpo delle tre vittime siano state inferte dalla stessa arma.

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