• 2 May 2024

Caso Santanchè, il Senato respinge la mozione di sfiducia del M5s: 111 voti contrari, solo 67 a favore e il Terzo polo si assenta alla chiama
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Nessuna sorpresa, la ministra (per ora) resta in carica e raccoglie il sostegno di tutto il centrodestra

Qualche senatore si aggira per i corridoi di Palazzo Madama già alle 8 di mattino: è una di quelle giornate che, anche se dall’esito pressoché scontato, attirano le attenzioni di tutti gli attori che gravitano intorno alla politica. Parlamentari e assistenti, giornalisti e fotografi, osservatori e curiosi occasionali.

Anche il governo fa sentire la sua presenza, non tanto per il rischio di vedere sfiduciato un suo membro, ma per restituire l’immagine di compattezza.

Mentre Giorgia Meloni prepara le valigie per la sua prima visita ufficiale da premier negli Stati Uniti, alle 8.30 Roberto Calderoli già si muove per le sale del palazzo: qui è stato eletto per sei legislature di fila, conosce bene spazi e meccanismi che regolano anche gli avvenimenti più rari.

E la mozione di sfiducia presentata ai danni di Daniela Santanchè è uno di questi: dal 2001 a oggi, 26 luglio, si sono dimessi 32 ministri in Italia. Ma mai nessuno in seguito a un voto di sfiducia, e nulla fa pensare che la titolare del Turismo farà un passo indietro.

Anche perché la mozione a firma Movimento 5 stelle è lontana da raggiungere la maggioranza assoluta dei voti: Partito democratico e Alleanza verdi sinistra la supporteranno, Terzo polo e centrodestra, invece, non voteranno contro la ministra. Carlo Calenda auspica che sia Santanchè a fare un passo indietro e, come lui, alcuni esponenti del centrodestra che ritengono la presenza dell’imprenditrice nell’esecutivo più un problema che un’opportunità. Ufficialmente, però, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia non faranno mancare il sostegno in Aula. Poco prima delle 13, al termine delle due chiame, il presidente del Senato legge il risultato della votazione sulla mozione di sfiducia. I presenti sono 179, quindi la soglia della maggioranza assoluta è fissata a 90.

Il Terzo polo, come annunciato, si assenta a entrambe le chiame e l’esito finale è di 111 senatori contrari alla sfiducia e solo 67 a favore: la mozione dei 5 stelle è respinta.

Patuanelli illustra la mozione di sfiducia: «Non presentarla sarebbe stato ipocrita»
Puntuale, alle 10, la ministra si presenta in Aula.
Seduto accanto a lei c’è il vicepremier Matteo Salvini e a presiedere la seduta c’è Ignazio La Russa, amico e a tratti consulente legale di Santanchè.
Ma sono tanti i membri del governo: dalla tribuna si vedono Musumeci, Bernini, Giorgetti, Abodi, Casellati, Calderone, Fitto e Roccella.
«Mi auguro di cuore che Santanchè esca pulita da ogni indagine, ma sono le condotte ad avere una discrasia con il giuramento che si fa quando si diventa ministro e l’onorabilità del ruolo pubblico».

È questo il cuore della mozione, che si distanzia dalle questioni giudiziarie e punta a sollevare delle criticità squisitamente politiche. Stefano Patuanelli, capogruppo del M5s a Palazzo Madama, è il primo firmatario del testo e tocca a lui presentarlo: «La mozione è una conseguenza logica di quanto detto e non farla sarebbe stato ipocrita».

Tino Magni, senatore di Alleanza verdi sinistra, introduce invece la discussione generale: cinque minuti a gruppo, poi altri dieci per ciascuna dichiarazione di voto. «Noi rappresentiamo i cittadini italiani. Ma se uno di noi ha un comportamento che contraddice le norme, è un problema. Su questo deciderà la magistratura, ma io mi pongo la questione della credibilità della ministra che mente sapendo di mentire. È un danno a sé, alla maggioranza e a tutto il Paese». Ettore Licheri, per i 5 stelle, esordisce riprendendo le parole di Santanchè: «”Affermo sul mio onore di non essere stata raggiunta da alcun avviso indagine”, sventolando un certificato vecchio di sei, sette mesi. Una ministra che mente sapendo di mentire, apparendo agli occhi della popolazione come una maschera, a metà tra Pulcinella, che faceva il fesso per fare fessi gli altri, e Arlecchino, il campione di mille giravolte».

Ma finirà, sostiene Licheri, «come un Pinocchio schiacciato dal castello di bugie che ha raccontato agli italiani». Il senatore pentastellato si distingue per l’intervento più duro: «Non vi parleremo di avvisi di garanzia, ma di opportunità politica che è il rispetto dell’immagine e della reputazione del Paese. È sbagliata la vostra scelta di rifugiarvi nella vostra casa delle libertà e sbarrare le finestre, siete stati eletti ma il popolo di elettori non è un salvacondotto per fare di tutto. È sbagliata questa idea, che avete, di potere. Dopo questa sfiducia, resterà una ministra dello Stato che allo stato deve oltre un milione di euro di tasse non pagate e resteranno i suoi dipendenti e fornitori rimasti per strada. E se volete continuare a ridere, ridete pure pagliacci». L’Aula si riscalda e La Russa richiama il senatore grillino all’uso di un linguaggio consono. Ma ormai il clima è bollente: Alberto Balboni di Fratelli d’Italia, l’ultimo a intervenire nella discussione generale, stigmatizza il monologo di Licheri: «Non è con gli insulti che i 5 stelle recupereranno la verginità politica che hanno definitivamente perduto. Dovevate aprire quest’Aula come una scatoletta di tonno, invece nella casta vi siete integrati perfettamente».

L’intervento di Santanchè prima delle dichiarazioni di voto: «Ho già chiarito in modo solenne in quest’Aula»
Il gruppo che riunisce Italia Viva e Azione decide di non intervenire nella discussione generale. Lascerà al neo capogruppo Enrico Borghi lo spazio per la dichiarazione di voto, poi abbandonerà l’Aula al momento dell’appello nominale. Anche la Lega, e forse è un segnale, non interviene. Mentre per il Pd prende parola Vincenza Rando: «Cos’altro deve accadere per chiedere al ministro di fare un passo indietro? È evidente a tutti che la ministra Santanchè non può continuare a svolgere il suo ruolo, perché è venuto meno il rapporto di fiducia con l’istituzione che rappresenta: ha mentito a quest’Aula», ha detto la senatrice. Prima di passare alle dichiarazioni di voto, La Russa fornisce a Santanchè il tempo per replicare: «È la seconda volta che mi trovo in quest’Aula per rispondere ad accuse giornalistiche. Non intendo entrare nel merito in quanto ho già esposto i fatti con chiarezza e trasparenza. Ribadisco che il 5 luglio, quando sono intervenuta in Senato, non ero stata raggiunta da informazione o avviso di garanzia da parte della procura di Milano». Santanchè respinge quindi l’accusa di aver «mentito sapendo di mentire» e solleva ancora una volta la preoccupazione verso la comparsa sui giornali di informazioni giudiziarie che a lei erano ignote. In chiusura, aggiunge: «Ho difficoltà a comprendere una mozione di sfiducia individuale che non ha come oggetto il mio operato da ministro, e che ha come oggetto fatti antecedenti il mio giuramento da ministro e per i quali ritengo già di aver chiarito tutto in maniera solenne in quest’Aula: ho detto tutta la verità».

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