• 19 April 2024

“Lavoro silenzioso e straordinario”

Un mese e mezzo in una cella iraniana con sei persone. “Giorni duri, ma nessuna violenza”. L’odissea della giovane iniziata a Teheran il giorno del suo compleanno

Alessia Piperno, la 30enne romana rilasciata dalle autorità iraniane, è arrivata alla sua abitazione in zona Colli Albani, a Roma, passando da un’uscita secondaria dell’aeroporto di Ciampino, dove è atterrata, ed evitando giornalisti e telecamere presenti davanti al 31esimo Stormo dell’Aeronautica Militare.

“Sono stati 45 giorni duri, poi questa mattina la sorpresa. Ho trascorso la mia detenzione in una cella con sei persone, è stato difficile ma non ho subito violenze” ha detto Alessia conversando brevemente con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri che l’ha accolta in aeroporto.

Con Alessia e il sindaco c’era anche la famiglia della 30enne.

Dopo l’incontro con il primo cittadino la famiglia Piperno è rientrata a casa passando per via Appia: tempo trascorso per il tragitto poco meno di 10 minuti essendo l’aeroporto di Ciampino molto vicino all’abitazione

“Dopo un intenso lavoro diplomatico oggi Alessia Piperno è stata rilasciata dalle autorità iraniane e si appresta a tornare in Italia aveva annunciato il presidente del Consiglio. Giorgia Meloni, nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a che Alessia riabbracci i familiari, ha informato i suoi genitori nel corso di una telefonata, pochi minuti fa”. Lo rende noto palazzo Chigi.

Nel pomeriggio, intorno alle 17,20, l’aereo che portava in patria Alessia Piperno è atterrato a Ciampino.

Ad accoglierla, il presidente del consiglio Giorgia Meloni.

“Volevo ringraziare i nostri servizi di intelligence, il sottosegretario Mantovano, e il ministero degli Esteri per il lavoro straordinario e silenzioso per riportare a casa questa ragazza” ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

L’odissea iniziata il giorno del compleanno

Il caso di Alessia Piperno risale al 28 settembre scorso, giorno in cui la blogger romana compiva 30 anni, ma fu reso pubblico dal padre Alberto quattro giorni dopo con un post su Facebook. Pochi giorni prima, il 16 del mese, erano cominciate in Iran – dove la giovane italiana si trovava – le proteste per la morte di Mahsa Amini per mano della polizia della morale.

Alessia, scriveva il padre, “è una viaggiatrice solitaria, gira il mondo per conoscere usi e costumi dei popoli. Si è sempre adeguata e rispettato le tradizioni e, in certi casi, gli obblighi, di ogni Paese che ha visitato. Erano 4 giorni che non avevamo sue notizie, dal giorno del suo 30esimo compleanno, il 28 settembre. Anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data. Stamattina arriva una chiamata.

Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran.

In Iran.

Era stata arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state solo poche parole ma disperate.

Chiedeva aiuto. Ci siamo subito mossi con la Farnesina, abbiamo chiamato l’Ambasciata italiana a Teheran. Ma ancora non sappiamo niente, neanche il motivo della reclusione.

Ci dicono che si stanno muovendo…. E noi genitori, e il fratello David, non riusciamo a stare con le mani in mano. Non si può stare fermi quando un figlio ti dice ‘vi prego, aiutatemi’.

Non sono un postatore di foto e non uso quasi mai social ma oggi non ho potuto farne a meno. Voglio che si sappia e che questa notizia raggiunga più persone possibili, magari arrivare a quella giusta che può aiutarci. Grazie”, concludeva il post del padre mentre la Farnesina avviava le verifiche e la complessa macchina della diplomazia si metteva in moto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *