• 19 April 2024

I ricercatori sono riusciti a dimostrare il nesso causale tra questa neoplasia benigna e gli ftalati ambientali, sostanze chimiche tossiche presenti in decine di prodotti di consumo quotidiano

Il fibroma uterino è il tumore femminile benigno più comune: colpisce una donna su tre e anche se nella maggior parte dei casi passa inosservato, può portare a sanguinamento, anemia, aborti spontanei e infertilità. Per la prima volta, i ricercatori della Northwestern Medicine hanno dimostrato un nesso causale tra questa neoplasia benigna e gli ftalati ambientali, sostanze chimiche tossiche presenti in decine di prodotti di consumo quotidiano.

Cosa sono e a cosa servono gli ftalati

Gli ftalati sono universalmente riconosciuti come tossici ma vengono comunque adoperati, soprattutto a livello industriale. Vengono aggiunti alle materie plastiche per migliorarne flessibilità e modellabilità, ma si trovano ovunque, dai rivestimenti delle auto agli smalti per unghie così come nei farmaci e nei contenitori alimentari.

In Europa sono in parte vietati, limitati o soggetti a restrizioni in concentrazione superiore allo 0,1%. È di pochi giorni fa il richiamo e il ritiro dal mercato italiano di lotti di palloncini per bambini proprio per la presenza di ftalati vietati.

Questi divieti però non si applicano agli articoli esclusivamente per uso industriale, agricolo o all’aperto a condizione che nessun materiale entri in contatto con la mucosa o la pelle umana, così come a tutti gli articoli acquistati all’estero o immessi sul mercato prima del 7 luglio 2020.

La dispersione nell’ambiente

Ora questa ricerca appena pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences accende i riflettori anche sulla loro dispersione nell’ambiente.

“Sono più che semplici inquinanti ambientali e possono causare danni specifici ai tessuti umani”, spiega Serdar Bulun, primario di Ostetricia e ginecologia della Feinberg School of Medicine della Northwestern University, autore principale della ricerca. “Gli ftalati sono ovunque, compresi gli imballaggi alimentari, i prodotti per i capelli e il make-up, e il loro utilizzo non è vietato qui negli Stati Uniti”.

Il Dehp, interferente endocrino

Il nuovo studio ha rilevato che le donne con un’elevata esposizione a determinati ftalati come il dietilesilftalato – il Dehp, il plastificante più frequentemente utilizzato per ammorbidire i dispositivi medici in pvc – mostrano una crescita maggiore e altrimenti ingiustificata dei fibromi uterini. E i ricercatori sperano possa essere un motivo in più per vietare definitivamente questi prodotti chimici.

Precedenti studi epidemiologici avevano già indicato un’associazione tra l’esposizione agli ftalati e la crescita del fibroma uterino, ma “ora siamo riusciti a trovare i meccanismi alla base di questo legame”, annunciano i ricercatori americani.

Il Dehp è a tutti gli effetti un interferente endocrino in grado di scatenare un percorso ormonale che attiva la via della chinurenina. Il sistema endocrino partecipa alla regolazione di numerose funzioni fisiologiche dell’organismo come la riproduzione, l’immunità e il comportamento umano attraverso gli ormoni. Ecco perché gli interferenti endocrini possono causare effetti avversi, spegnendo oppure modificando i segnali inviati dagli ormoni.

In questo caso specifico, il dietilesilftalato può controllare le chinurenine che agiscono legandosi a un recettore, Ahr, che si trova sul citoplasma delle cellule e funge da interruttore: di solito ci protegge da reazioni autoimmunitarie pericolose, ma serve anche al tumore per sottrarsi alle difese dell’organismo.

“È interessante notare come Ahr sia anche il recettore degli idrocarburi arilici e come l’uso della diossina durante la guerra del Vietnam abbia causato significative anomalie riproduttive nelle popolazioni esposte”, sostiene Bulun, ipotizzando un altro possibile “attivatore” dei fibromi uterini.

l Dehp può passare al feto in gravidanza

A livello internazionale, il Dehp è lo ftalato più utilizzato. “Sebbene ci sia stata una crescente preoccupazione e alcune restrizioni siano state attuate nei paesi dell’Unione Europea, è ancora ampiamente utilizzato per il confezionamento di prodotti alimentari e sanitari negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Può essere rilasciato gradualmente dai prodotti di consumo in ambienti interni come case, scuole, asili nido, uffici e automobili. Si deposita sui pavimenti e su altre superfici e può accumularsi in polvere e aria che inaliamo e tocchiamo. Durante la gravidanza, poi, il Dehp può anche passare al feto”, conclude il ginecologo, convinto del fatto che bisogna far qualcosa al più presto per limitarne l’utilizzo e la diffusione nell’ambiente.

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areatecnica@scagency.it

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