UNA PROMESSA NON MANTENUTA PER IL PICCOLO MUSTAFA ?

Bimbo siriano senza arti partito da Bologna per la Germania: un addio al veleno

Non tutte le favole terminano con il lieto fine. E la storia della famiglia El Nazzer, del padre Munzir e del piccolo Mustafa, profughi siriani accolti in Italia – prima a Siena e poi a Budrio, comune in provincia di Bologna – per essere curati e aiutati è lì a confermarlo.

La famiglia, arrivata a Budrio lo scorso settembre per ricevere le cure e le protesi utili tanto al padre quanto al piccolo (il primo mutilato a una gamba per la deflagrazione di una mina, il secondo nato quasi senza arti a seguito dell’inalazione del gas nervino da parte della madre in gravidanza) ha lasciato il nostro Paese all’improvviso lo scorso gennaio con destinazione Ratisbona, in Germania, come anticipato ieri dal Carlino, cogliendo di sorpresa tutti. Un addio non senza polemiche.

Le polemiche della mamma
A spiegare le ragioni di questa fuga verso la Baviera è stata la madre di Mustafa, Zeinab, in un articolo apparso sul settimanale tedesco Der Spiegel domenica scorsa.

“La promessa era che Mustafa avrebbe camminato, ma questo non si è avverato – ha detto la donna –. Da mesi attendevamo l’inizio delle cure di Mustafa e del padre nel centro protesi di Vigorso di Budrio. Pensavamo che non appena fossimo arrivati, sarebbe iniziato. A Munzir è stata data una protesi, ma Mustafa non sarebbe stato in grado di camminare. I medici ci hanno detto che non c’era alcun trattamento”.

La secca replica di Vigorso
A smentire categoricamente la situazione descritta è Gregorio Teti, direttore tecnico del Centro Protesi che spiega che il percorso terapeutico pensato per papà Munzir era iniziato, dopo un periodo di terapia in day hospital, con una protesi specifica e creata ad hoc. E che il Centro stava attendendo il nulla osta degli El Nazzer per iniziare a lavorare sul piccolo Mustafa, nulla osta che non è mai arrivato.

“I colloqui si sono svolti alla presenza di mediatori culturali – ricostruisce Teti –. Il mio team è sempre stato attento a comunicare nel modo più chiaro e realistico possibile il percorso lungo e impegnativo studiato per loro. Chiaro che i metodi di trattamento attualmente disponibili non possono consentire a Mustafa di camminare in autonomia e senza problematiche, tanto che il trattamento del bambino era stato pianificato per un lungo periodo di tempo.

Con le protesi, volevamo partire da soluzioni molto semplici e leggere, su misura. Dopo che Mustafa ha ricevuto la carrozzina a comando elettronico su misura se l’è cavata bene, abbiamo ripetutamente spiegato ai genitori quanto fosse importante iniziare il trattamento della protesi il prima possibile. Sfortunatamente, la famiglia non ha sostenuto il progetto” conclude Teti. Protesi e carrozzina sono state entrambe lasciate a Budrio.

Sconforto a Siena
La stessa amarezza e lo stesso sconforto si respirano a Siena, dove la famiglia siriana era arrivata a gennaio 2022. Era stata aperta anche una raccolta fondi per le protesi al piccolo Mustafa (raggiunta quota 180mila euro). “Fermo restando che il piccolo Mustafa e tutta la sua famiglia sono e resteranno sempre nei nostri cuori, non vogliamo entrare nel merito della loro scelta, ma ci teniamo a precisare alcune questioni – ha commentato il cardinale Augusto Paolo Lojudice –.
Il sistema Siena ha dato una risposta meravigliosa dal punto di vista umano e professionale. La sovraesposizione mediatica non ha aiutato a focalizzare l’attenzione su ciò che era veramente importante, e che invece il sistema Siena ha tutelato: la coesione familiare, la salute della famiglia e l’inizio di un percorso di integrazione.

Della somma raccolta dalle donazioni, escluse le spese sostenute per la loro permanenza, restano circa 30.000 euro, su un conto di Chianti Banca. Appena avremo un contatto con le autorità della Germania e la Caritas, metteremo questi soldi a disposizione delle necessità di Mustafa, in particolare delle cure”.

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