SESSO PER CURARE I PAZIENTI: NIENTE CARCERE

SESSO PER CURARE LE PAZIENTI, NIENTE CARCERE PER IL GINECOLOGO MINIELLO: LA CASSAZIONE GELA I PM

Chiusa la partita delle misure cautelari: il ginecologo Giovanni Miniello – accusato di violenza sessuale e lesioni nei confronti di alcune pazienti – non andrà in carcere né agli arresti domiciliari. La Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso della Procura e ne ha rigettato un altro, per cui non saranno applicate ulteriori misure cautelari preventive. Un nuovo arresto potrebbe essere possibile, in astratto, solo se al termine del processo Miniello fosse condannato e quando la condanna diventerà definitiva.
Il medico, dunque, affronterà il processo in corso da uomo libero e questo è un risultato molto importante per i suoi difensori Roberto Eustachio Sisto e Maria Cristina Amoruso. “La Cassazione ha finalmente messo la parola fine alla fase cautelare del professor Miniello, rispettivamente dichiarando inammissibile e rigettando i ricorsi interposti dai pubblici ministeri – hanno dichiarato gli avvocati – Questo risultato certifica la correttezza dei provvedimenti del gip e del Tribunale del riesame e, al tempo stesso, consente alla difesa di affrontare il dibattimento con la migliore serenità, rafforzando la ferma convinzione della sua assoluta estraneità ad ogni ipotesi di rilevanza penale”.
Il processo a suo carico riprenderà il 28 settembre, dopo che nell’ultima udienza di una settimana fa il collegio presieduto dal giudice Marco Guida ha estromesso dal procedimento cinque associazioni e i centri antiviolenza lontani dal territorio barese, con la motivazione che non hanno erogato alcun servizio a carico delle donne individuate come vittime.
In aula torneranno invece le venti ex pazienti che hanno denunciato il ginecologo e altre associazioni che le hanno assistite. L’ipotesi della Procura è che Miniello abbia abusato della sua professione per compiere atti sessuali ad alcune donne durante le visite ginecologiche. Gli inquirenti ipotizzano che abbia esercitato pressioni psicologiche su di loro, paventando la possibilità che avessero malattie importanti e giustificando in tal modo manovre che sarebbero state abusi sessuali e non pratiche mediche.

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