Norvegia, la più grande centrale galleggiante del mondo è al servizio di una piattaforma petrolifera

Potrebbe sembrare un paradosso: un campo eolico in mezzo al mare al servizio di un giacimento petrolifero. In buona sostanza, energia rinnovabile che viene utilizzata per produrre idrocarburi. Succede nel Mare del Nord, a 140 chilometri dalla costa della Norvegia non lontano dalla città di Bergen. Nel fine settimana, è entrata in servizio la centrale eolica di Hywind Tampen, definita come il più grande impianto galleggiante del mondo costruito fino a questo momento.

Si definisce “galleggiante”, perché viene “ancorata” e non “fissata” con grandi piloni sul fondo del mare. Gli impianti, che sviluppano un totale di 88 megawatt, producono energia verde, ma servono per alimentare il vicino campo petrolifero di Gullfaks. In questo modo copriranno il 35% dei consumi energetici della piattaforma petrolifera gestita dal colosso di stato Equinor, e faranno risparmiare oltre 200 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

La vicenda, che segna un nuovo record nel settore dell’eolico “flottante”, è una perfetta metafora di quanto sta accadendo nel Mare del Nord, tornato al centro della politica energetica europea. Il governo di Oslo è diventato il gestore del più grande fondo sovrano del mondo grazie, alle estrazione di gas e petrolio a partire dagli anni Settanta, con un patrimonio di oltre 1.100 miliardi di euro.

Soldi che sono serviti a costruire uno dei paesi più ricchi del mondo, come reddito pro capite, nonché uno stato sociale all’avanguardia. Ma con l’avvio delle politiche legate alla transizione energetica, anche la Norvegia, negli anni scorsi ha avviato un percorso per elettrificare l’economia, aumentando la dotazione di impianti rinnovabile cominciando a chiudere i pozzi off shore.

Peccato che l’emergenza Covid prima e poi la guerra in Ucraina hanno provocato la corsa al rialzo dei prezzi a livelli record e fatto aumentare la domanda di gas nell’Unione europea con il venir meno delle forniture dalla Russia. Equinor, che ha nel governo norvegese il socio di controllo, è così tornata ad aumentare la produzione di idrocarburi, ma soprattutto di gas. Assecondando l’aumento della domanda che arriva in particolare dalla Germania dai paesi dell’est. Ma anche di petrolio, ricordando che dal 5 dicembre scatterà l’embargo per l’import di greggio dalla Russia.

Ma non per questo ha sospeso la sua politica di decarbonizzazione: tutto sommato gli impianti eolici galleggianti appena inaugurati rispondono a questa logica: se non altro l’energia che serve per produrre petrolio è in parte rinnovabile, contribuendo al calo delle emissioni nocive. Un domani, quando la piattaforma verrà chiusa, le pale eoliche potranno esser rimorchiate e ancorate nuovamente più vicino alla costa e serviranno ad alimentare case e attività sulla costa.

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