• 17 May 2024

Foggia, l’esercito del male conta oltre 1100 soldati: 300 solo nella
La composizione dei clan nelle 25 batterie censite dalla Dia. Alle stime ufficiose si arriva attraverso inchieste, blitz, processi, rapporti informativi.

Foggia, l’esercito del male conta oltre 1100 soldati: 300 solo nella «Società»
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Oltre millecento uomini (e qualche donna) tra boss, luogotenenti, picciotti e fiancheggiatori compongono “l’esercito del male” nella terra della quarta mafia d’Italia, dove l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia ha censito 25 clan dislocati su tutto il territorio, fotografando la situazione del primo semestre 2022. Stime ufficiose perché documenti ufficiali non esistono; il dato delle oltre mille unità non è in alcun dossier pubblico, ma a questi numeri si arriva cercando negli archivi per mettere insieme quanto emerso negli anni in decine di inchieste, blitz, processi, rapporti informativi delle forze dell’ordine.

Il sommerso La cifra di mille unità tra affiliati e fiancheggiatori – con circa 300 uomini ritenuti schierati e/o contigui alla “Società foggiana” – era già citata indicativamente nella mappa redatta a cavallo del nuovo millennio. Ricordando che il dato sommerso, quindi non conosciuto, potrebbe essere e verosimilmente è più elevato. Come rimarcato nel luglio 2014 quando un dossier su clan e associati fu preparato in vista delle audizioni della commissione parlamentare antimafia allora presieduta dall’on. Rosy Bindi: fu la nona della dozzina di visite/audizioni che l’orgaismo ha dedicato a Foggia dall’86 sino ai mesi scorsi.

La “Società foggiana” Sfiorano le 200 unità le persone “censite” indagando sulla “Società foggiana” attualmente divisa in tre gruppi: Moretti/Pellegrino/Lanza; Sinesi/Francavilla; Trisciuoglio/Tolonese.

La “Società” nei quarant’anni di vita si è trasformata da struttura piramidale comandata negli anni Ottanta da Giosuè Rizzi (ucciso il 10 gennaio 2012 da killer ignoti) e Rocco Moretti che tutt’oggi a 72 anni, di cui oltre trenta dietro le sbarre dove si trova nuovamente da ottobre 2017, è ancora a capo di una delle batterie mafiose; in organizzazione confederata con la formazione negli anni Novanta di batterie che periodicamente si fanno la guerra, lasciando sull’asfalto morti e feriti: circa 50 vittime nelle sette guerre della storia della mafia cittadina.

L’evoluzione dei clan Via via con il passare degli anni e l’evoluzione delle dinamiche criminali tra chi veniva ammazzato e chi assurgeva a ruoli di vertice, il clan Sinesi capeggiato da Roberto Sinesi si è federato anche per legami di parentela con i Francavilla capeggiati dai fratelli Antonello (genero di Sinesi) e Emiliano. Federico Trisciuoglio, morto a 69 anni il 5 ottobre 2022 dopo lunga malattia, negli anni è stato ritenuto al vertice del clan Trisciuoglio/Prencipe, quindi Trisciuoglio/Prencipe/Mansueto (quest’ultimo ucciso il 24 giugno 2011), sino all’attuale gruppo Trisciuoglio/Tolonese con Raffaele Tolonese, alias Rafanill” che da picciotto della “Società” negli anni Novanta divenne uno dei capi nel 2006 dopo una lunga carcerazione. Primo da qualche anno per potenza numerica e forza è il clan Moretti che negli anni si è evoluto in batteria Moretti/Pellegrino/Lanza.

I cerignolani Numericamente sono al secondo posto con circa 150 unità più o meno censite, a partire dal maxi-processo “Cartagine” degli anni Novanta con 80 arresti e raffica di condanne a una decina di ergastoli e secoli di reclusione. Quello che inizialmente veniva chiamato clan Piarulli-Ferraro (Giovanni Ferraro è morto nel 2001 nel carcere di Parma dove espiava la condanna inflitta) viene ora definito nelle mappe della Dia clan Piarulli; come “resiste” il gruppo Di Tommaso già individuato con l’inchiesta “Cartagine”. La situazione di Cerignola è fluida: esistono decine di batterie ognuna con la sua specialità tra droga, traffici di armi, riciclaggio di veicoli rubati, assalti a caveau e blindati, maxi-furti in depositi; peraltro un’indagine antimafia non si registra dai primi anni del nuovo millennio.

San Severo Nel 2014 nelle mappe dei clan si parlava di 4 gruppi (Palumbo; Salvatore-ex Campanaro; Testa-Bredice; Russi-Guerrieri) e di circa 150 tra capi, affiliati, uomini contigui. Eliminati via Severino Palumbo ucciso il 3 aprile 2015; Nicola Salvatore assassinato con la moglie il 24 maggio 2017; Michele Russo freddato il 27 novembre 2018 (tutti delitti impuniti), nell’ultima mappa si citano i clan Nardino e La Piccirella/Testa, duramente colpiti dal blitz Ares del 5 giugno 2019 con 50 arresti cui sono seguite pesanti condanne.

Il clan dei montanari Sul Gargano tra Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata, San Nicandro, San Giovanni Rotondo, Vieste venivano “valutate” circa 250 persone, un tempo quasi tutte riunite sotto il clan dei Montanari capeggiato dai Libergolis e dai Romito prima che la rottura tra gli ex alleati scatenasse una guerra e una frammentazione delle batterie: Libergolis contro Romito, ora denominato clan Lombardi/Ricucci/La Torre; clan Notarangelo di Vieste diviso tra gruppo Raduano (alleato degli ex Romito) e rivali Perna/Iannoli, in sinergia con i Libergolis.

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