• 1 May 2024


Il parroco della Basilica di Sant’Angelo Lodigiano: «Ne uccide più la lingua che la spada».
Esposto uno striscione contro tv e giornalisti
Oltre mille persone hanno partecipato all’ultimo addio a Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta, presubilmente per suicidio, a Sant’Angelo Lodigiano.
Durante i funerali la famiglia ha chiesto ai giornalisti di restare all’esterno della chiesa. “Stampa e TV: rispettate la famiglia e non fatevi vedere più”, è lo striscione che è stato esposto fuori alla Basilica di Sant’Angelo Lodigiano.
«C’è il giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi parla senza sapere, senza conoscere», ha detto Don Enzo Raimondi nell’omelia fatta nei funerali della donna.
«Il rincorrersi, senza alcun filtro – ha aggiunto – dei sospetti, pesanti come macigni. Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c’è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra».
«Da una parte la famiglia, dall’altra l’arroganza di chi crede di poter distruggere»
«Da una parte – ha proseguito Don Enzo Raimondi – c’è una comunità provata, come la nostra, desiderosa solo di essere vicina alla famiglia e di regalare l’ultimo saluto a Giovanna, per restituirle quello che le è stato tolto. Dall’altra il chiedersi come fare per evitare tragedie simili.
Come impedire ai leoni da tastiera di riversare impunemente il loro odio, dimenticando il potere distruttivo che possono avere anche semplici parole, che è il significato della massima ‘Ne uccide più la lingua che la spada’». – «Dolore, clamore: due parole così assonanti e dissonanti allo stesso tempo da produrre note stonate che noi abbiamo dovuto, nostro malgrado, ascoltare in questi giorni”, ha detto il sacerdote. Secondo gli investigatori la donna si sarebbe uccisa buttandosi nelle acque del Lambro. Nei giorni precedenti alla morte la ristoratrice era infatti stata accusata di aver inventato una recensione omofoba sulla sua pizzeria.
«Da una parte – ha aggiunto don Raimondi – la famiglia, dall’altra l’invadenza, l’insistenza. L’arroganza di chi crede di poter distruggere e poi restituire la stima e la dignità di qualcuno ma che, in realtà, non ha avuto nessuna possibilità di far vacillare chi ha conosciuto Giovanna, nel credere alla sua acclarata onestà e generosità». «Giovanna non era sola, non lo è in questo momento – ha concluso -. Dio le è stato vicino anche negli ultimi momenti come è vicino alla famiglia, a tutti noi. Ma abbiamo visto il male cosa può fare. Ci sentiamo, a volte, così svuotati che la cattiveria ci dà il colpo di grazia.
Lasciamo che Dio ci aiuti a pensare Giovanna libera, serena, tra le braccia del padre».

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