• 15 April 2024

L’attuale contesto, caratterizzato da un alto grado di incertezza, mostra stime al ribasso sui livelli di crescita futura. Il dibattito in corso, particolarmente accesso in occasione della manovra di bilancio, manca di segnare una strategia di crescita per il nostro Paese.

In tale contesto, la business community e gli investitori istituzionali si domandano come orientare i propri investimenti. L’aumento dei costi di finanziamento attraverso aumenti dei tassi di interesse limiterà anche la disponibilità di leva finanziaria e, in alcuni casi, inciderà sulle valutazioni M&A.

Dal clima geopolitico, all’aumento dei tassi di interesse ed alle pressioni inflazionistiche, l’unica soluzione per far fronte ad una varietà di fattori macroeconomici avversi è investire nei settori per i quali ci è riconosciuto un vantaggio competitivo: cibo, turismo e cultura.

Ma per imboccare un percorso virtuoso di crescita non basta rivedere l’allocazione di portafoglio. Serve innovazione e serve saperla raccontare bene.

Il ruolo del private equity

Nell’industria alimentare e delle bevande, le aziende continuano a sperimentare venti contrari dati dall’aumento dei costi di energia e di materie prime. Fattori di rischio di cui è difficile poter mitigare nel breve, soprattutto se si opera in un mercato caratterizzato da una concorrenza sui prezzi e dall’attenzione sui volumi di vendita e margini.

Detto questo, il mercato ha ancora uno stock di capitale in eccesso presso gli investitori di private equity e sui bilanci delle società che è in attesa di essere allocato. Con riferimento al mercato del food and beverage, tale prospettiva appare di interesse per stimolare la domanda di prodotti alimentari e bevande di alta qualità.

Il numero di operazioni internazionali è cresciuto nel tempo. Tale interesse si è poi riflesso sull’andamento dei multipli di mercato. Le valutazioni sul mercato europeo nel primo semestre 2022 segnavano 10,2x di rapporto tra EV su Ebitda, come mostrato dal grafico seguente.

Tuttavia, già a fine settembre i multipli di settore a livello internazionale segnavano interessanti livelli e davano importanti segnali per orientare gli investimenti con una mediana di 12,9x EV su Ebitda.

La chiave del successo: innovazione nella tradizione

Forse è proprio nei momenti di forte incertezza, in un quadro circostante caratterizzato dalla persistenza di numerosi fattori di rischio, che lo spirito imprenditoriale associato al nostro Paese riesce a dare il proprio meglio, mettendo in campo una formula vincente: l’eccellenza del “made in Italy”.

Phil Knight, fondatore della Nike, ci ha insegnato che il rischio è l’anima dell’imprenditorialità e la crescita è vitale nel business come nella vita. Come favorire la crescita?

La letteratura dei modelli economici è concorde nell’identificare l’innovazione quale fattore di aumento della produttività e quindi della crescita di un Paese.

L’innovazione non si limita alle scoperte tecnologiche ed all’automazione dei processi. La vera innovazione sta nel saper valorizzare i vantaggi competitivi proponendo soluzioni fino ad ora non pensate.

Il turismo come il food and beverage rappresentano il cuore del “made in Italy” riconosciuto internazionalmente.

Il marchio “Italia” non può e non deve limitarsi a dare un’indicazione di provenienza geografica, ma tutt’altro, è necessario associarle l’unicità della tradizione, l’attenzione al dettaglio e alla genuinità dei prodotti; questo rappresenta un valore aggiunto strategico per la crescita del nostro Paese, oltre che per le singole realtà aziendali.

Ma il problema del nostro Paese è che comunica poco le eccellenze, magari dandole per scontate.

Innovazione ed esperienze di successo

È solo parlando con imprenditori di successo come lo chef Edoardo Ferrera, definito da molti come “cuoco nomade ed irrequieto”, che si comprende quello spirito che va oltre la propria “comfort zone”. Fonda dirittodibandiera Progetti e Soluzioni Italiche che permette di unire più dimensioni, creando un unico vantaggio competitivo a livello territoriale che ne rende impossibile l’imitazione.

La sfida sta proprio nella sua ricetta: mescolare l’eccellenza culinaria della cucina ligure con l’estro di due famosi fotografi, Marco Secchi (fotografo della Regina Elisabetta II) e Emanuele Dello Strologo (fotoreporter di Michelle Obama), condendo con la creatività del famoso scultore toscano Giuseppe Guanci. Un progetto, denominato Spectrum, oggi è attivo tra Rapallo, Santa Margherita Ligure e Portofino. Ecco che l’innovazione nel mercato del food and beverage si traduce in esaltazione dell’unicità. Una fotografia umanistica che ritrae la naturale imperfezione rispetto ad un classico modello di business orientato alla ricerca della mera eccellenza asettica. L’attenzione ad un mercato emozionale che riscopre quell’umanesimo sensoriale che passa attraverso le percezioni del cibo e dell’ambiente circostante.

innovazione

Edoardo Ferrera, Chef e imperditore

Dunque, un modo per far conoscere realmente il proprio territorio, dalla tavola a tutte le eccellenze oltre a vino e piatti tradizionali.

L’approccio dell’umanesimo sensoriale

Proprio grazie a questo approccio il “made in Italy” diventa un insieme di esperienze e percezioni non solo enogastronomiche. Permette, inoltre, di fare “sistema” con tutte le attività ricettive e di conoscere un “mondo” che diversamente sarebbe difficile da scoprire.

Ci si rende sempre più conto di come la comunicazione rappresenti un driver strategico che consente di offrire delle “experience” sensoriali che permettono alla business community di fare sinergia proprio nei settori chiave per la crescita del nostro paese: la cultura, food and beverage ed il turismo.

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