• 19 April 2024

Per il prossimo anno e il 2024 era previsto l’aggiornamento in base all’inflazione delle sanzioni in violazione del Codice della strada, ma il governo Meloni ha deciso di bloccare gli aumenti.

Nessun salasso, ma solo temporaneamente.

Il governo Meloni ha infatti deciso di bloccare l’aumento delle multe stradali che sarebbe scattato a partire dal 1° gennaio 2023.

L’articolo 80 della prossima legge di Bilancio, a meno di cambiamenti last minute, eviterà l’aggiornamento delle sanzioni per violazione del Codice della strada.

Le tariffe sarebbero dovute cambiare seguendo l’inflazione, accertata dall’Istat.

A prevederlo è il decreto legislativo 30 aprile 1992, n.285, secondo cui ogni due anni le multe si riallineano all’andamento dei prezzi.

Ora, però, “in considerazione dell’eccezionalità della situazione economica”, come si legge nella bozza della manovra, questa opzione non scatterà né nel 2023, né nel 2024.

Poi tutto tornerà come di consueto.

Inflazione, di quanto potevano aumentare le multe

Negli ultimi mesi l’inflazione è arrivata alla doppia cifra e questo avrebbe determinato un aumento delle multe di almeno il 10% a partire da gennaio.

Secondo l’Unione nazionale consumatori addirittura ci sarebbe potuto essere un balzo del 15%, considerato l’ultimo indice dell’indice di riferimento (il Foi) di ottobre e di novembre.

Per questo il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si era detto preoccupato, spiegando di star lavorando con i tecnici del suo dicastero per bloccare l’aumento.

Quanto costeranno le multe stradali nel 2023

Se non ci fosse stato questo stop le infrazioni sarebbero state decisamente più care.

I costi, invece, per il 2023 rimarranno gli stessi. Ad esempio la multa per divieto di sosta sarà ancora di 42 euro.

E poi: accedere alla zona Ztl e circolare senza casco o cintura comporterà una multa di 83 euro; usare il cellulare mentre si guida di 165 euro; passare con il rosso di 167 euro; superare i limiti di velocità oltre i 60 km/h di oltre 800 euro.

Il pericolo per Comuni e Regioni

La ratio del meccanismo del decreto del 1992 è quello di allineare tutti i costi all’andamento generale dei prezzi: nello specifico un modo per evitare che per Comuni ed enti locali le entrate rimangano uguali a fronte di spese più alte (a partire, in questo frangente, da gas e luce).

Il rischio, quindi, è che ora le città si ritrovino con meno soldi in dei bilanci che già sono molto difficili da far quadrare, viste le poche risorse pubbliche e il caro energia, appunto.

Tuttavia è anche vero che, come sottolinea il presidente dell’Unione nazionale consumatori Massimo Dona, “è ingiusto che le multe siano adeguate all’inflazione e gli stipendi no”.

Dal 1993, ha aggiunto, “il divario tra importo delle sanzioni e busta paga si è talmente dilatato che oggi molte multe sono diventate decisamente troppo onerose, oltre duemila euro”.

Sale il prezzo di benzina e diesel

Resta il fatto che, anche se le multe non aumenteranno, quasi sicuramente salirà il prezzo di benzina e diesel.

Nonostante il prezzo del petrolio sia in calo sui mercati internazionali, trascinando con sé i carburanti, da dicembre saliranno le accise.

Il governo Meloni ha infatti deciso di tagliare lo sconto su queste tasse dai 30,5 a 18,3 centesimi a partire dal 1° dicembre.

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